Tutti i santi
Per Dio siamo noi i suoi “vip” – Persone importanti perché amate
(Apocalisse 7,2-4.9-14; 1 Giovanni 3,1-3; Matteo 5, 1-12a)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli.Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati.Beati i miti,perché avranno in eredità la terra.Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per la giustizia,perché di essi è il regno dei cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»”.
Beato, nel linguaggio biblico è colui che è felice. Colui che possiede Dio nel suo cuore. Chi della sua vita fa un impegno di avvicinamento a Dio e ai suoi insegnamenti. Il predicatore Spurgeon una volta disse: “Se Dio accende la candela, nessuno può spegnerla”. Di conseguenza possiamo solo chi persevera veramente dimostra di essere un vero discepolo. Un vero credente in Cristo lo dimostrerà di esserlo con la sua condotta col suo stile di vita ispirato alla santità, alla bellezza di Dio.
Questa bellezza esercita un fascino attrattivo verso coloro che la accolgono e la fanno diventare la loro forza, il loro orizzonte, la loro vita. Il vero credente, dunque, persevera e diventa l’uomo che Dio desidera ma il suo bene. Le beatitudini evangeliche si riferiscono alle persone felici, benedette, fortunate in senso spirituale, perché hanno incontrato Dio e si sforzano di farlo diventare la loro sazietà.
L’essere beati si riferisce a una profonda gioia interiore e soddisfazione, una gioia che solo il Signore stesso è in grado di dare. Essere beati è in riferimento alla relazione che uno ha con Dio, che ha il favore di Dio e quindi riceverà da Dio dopo la morte la corona della vita. Certamente è una benedizione dopo la morte in questo contesto, ma che possiamo cominciare a godere dal presente. Ma si deve essere beati già da oggi. Nel quotidiano. Ogni giorno. Questo è possibile solo in Cristo. Solo in lui una persona è beata!
Le beatitudini evangeliche non sono uno stato di vita perfetta che ci si cuce addosso. Come ogni cosa è frutto di fatica, di scelte, di sacrifici. Dinanzi alle difficoltà colui che vuole essere beato non deve mai arrendersi. Il bene comune, il rispetto dell’altro, l’accoglienza delle altrui necessità sono la via per arrivare ad essere beati, cioè felici.
Nella ricerca e nella conseguente realizzazione di tutto questo consiste la santità. Dio è santo e tutto ciò che entra in contatto con lui si “contamina”, in questo caso in senso positivo. Quindi il “beato”, benché possa essere povero, affamato, perseguitato, è felice, felice appunto perché ha una relazione con Dio. Per il mondo ebraico, “beato” era collegato con “Shalom”, che vuol dire pace, una pace interiore profonda, cioè, un’anima veramente in pace. Solo Dio può veramente benedire. Essere veramente beato, perciò essere benedetto da Dio, è la cosa più meravigliosa della vita. Nulla è paragonabile a questo benessere. La vita senza la benedizione non può mai soddisfarci. Il mondo ci offre molto, promette grandi cose, ma non riesce mai a soddisfare la nostra anima. Tutto quello che il mondo offre ci lascia delusi prima o poi, lascia l’anima vuota. “Solo in Dio riposa l’anima mia”.
Questo “riposo” è stare, essere immersi in Dio e vivere da santi come lo è lui. Tutti i santi sono comunque peccatori perdonati. Questo fa intravvedere una strada difficile sì, ma non impossibile. Non perché l’uomo da solo, ne sia capace, quanto piuttosto perché confida nell’aiuto di Dio. Il tre volte santo. Il santissimo che ci attira a sé. Perché a Dio non piace vivere da solo. Vuole, cerca, chiede la nostra compagnia. Per lui siamo noi i “vip”.