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sabato, 23 Novembre 2024
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“Nessun pezzo di pane è tanto piccolo da non poter essere spezzato in due”

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

“Nessun pezzo di pane è tanto piccolo da non poter essere spezzato in due”

 (Esodo 24,3-8; Ebrei 9,11-15; Marco 14,12-16.22-26)

Ascoltiamo il Vangelo:

“Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio»”.

Il pane è l’alimento essenziale per ogni uomo. È l’alimento più semplice, farina ed acqua, è l’alimento più universale e più necessario, anzi, indispensabile, per tutti. A nessuno si deve negare un pezzo di pane per la sua sussistenza. Ognuno deve riportare a casa il pane per accudire la sua famiglia.

Gesù, per parlare di sé, per lasciare al mondo un segno della sua presenza, ha scelto proprio il pane come simbolo del suo dono totale ed incondizionato. “Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo»”. Si, il pane come Corpo di Cristo. Quindi essenziale, semplice, universale, necessario, indispensabile come il pane. Non deve essere negato a nessuno a tutti occorre assicurarlo.

L’immagine del pane e, quindi, in questa logica della Presenza eucaristica è portatrice anche di altre simbologie tutte accattivanti ed illuminanti. Il pane, costituito da farina, è il risultato del frumento macinato ed assemblato. Il frumento che lo compone è derivante da varie provenienze ma diventa un tutt’uno con l’acqua che lo unisce e lo impasta. I cristiani dovrebbero attingere da questa immagine, la copia, il modello comportamentale per unire le proprie vite, impastarle, per farle diventare presenza di Cristo. La comunità è proprio questo il risultato dell’unità amorevole e caritatevole di tutti i battezzati. Non ci sono, non debbono esserci distinzioni, fazioni, fratture, lacerazioni. L’unica frazione ammissibile è quella divisiva perché possa esserci distribuzione, condivisione. Gesù stesso prese fra le sue mani il pane e “lo spezzò”.

Decurtare sé stessi, togliere a sé stessi per donare, condividere è uno dei gesti più intimi, più fraterni, più eloquenti per narrare attenzione e premura per gli altri. Qual è il pane che oggi occorre condividere con chi non ne ha? Tempo, risorse, attenzioni, prendersi cura, accogliere, custodire, tollerare, includere sono tutte pietanze e porzioni di un unico pane che deve essere donato, condiviso. Lo impone l’imperativo categorico della fraternità, della solidarietà. Chi ha troppo deve avere meno per donare a chi manca l’essenziale. Chi ha molto deve decurtarsi per donare a chi manca il necessario. Chi ha poco deve condividere con chi ha meno di lui. Chi non ha per sé deve aiutare gli altri a cercare per tutti. Ecco perché un proverbio africano recita: ”Nessun pezzo di pane è tanti piccolo da non poter essere spezzato in due”.

Questa logica invocata da chi ha poco deve diventare l’azione concreta di chi, avendo di più, non si chiede egoisticamente in sé stesso ma condivide. Spezza. Proprio come Gesù “nascondendosi” nel Pane si è spezzato per donarsi a tutti. Nessuno escluso. Ognuno ha diritto ad avere un tozzo di pane. Averlo è dignità umana e cristiana.

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