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lunedì, 30 Dicembre 2024
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Dio, eterno camminatore verso l’uomo

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II Domenica di Pasqua

Dio, eterno camminatore verso l’uomo

(Atti 2, 42-47;  1 Pietro 1, 3-9; Giovanni 20, 19-31)

Ascoltiamo il Vangelo:

“La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

Nonostante i suoi amici l’hanno tradito, abbandonato; si sono fatti vincere dalla paura e sono scappati via; lui li va a trovare proprio dove, per paura, si sono rintanati e messi al sicuro. Gesù si presenta in mezzo ad essi ma non li rimprovera, non rivendica nulla, piuttosto dona ed augura pace. Uno di essi manca. Tommaso, non c’era al momento della visita e Gesù, che non vuole escludere nessuno, ritorna dopo otto giorni. Questa volta c’è anche il Didimo. Gesù lo avvicina e, provocandolo, gli mostra le piaghe e le ferite che lui ha preteso di vedere e toccare prima di credere. Solo allora si smonta la sua architettura e si apre alla fede: “Mio Signore e mio Dio”. Tutto questo dopo che Gesù l’ha invitato, secondo il suo desiderio, a mettere il dito nelle piaghe, a guardare e toccare con mano. Una radiografia della fede, la si potrebbe definire. L’alfabeto delle ferite.

E proprio da quelle ferite arriva la luce che dissipa le tenebre dell’incredulità ed apre all’invasione della fede. Come siamo simili alle debolezze e alle incredulità di Tommaso. Siamo impastati dalla stessa argilla e quindi fragili allo stesso modo. Ma Dio non ci lascia mai soli, non ci abbandona, ci viene a trovare. Come va alla ricerca della pecora smarrita così ci viene a trovare nelle nostre solitudini, nelle nostre inquietudini, nei travagli e nelle sconfitte e sempre ci rianima, ci ridona fiducia, ci rimette in cammino. Gesù ci anticipa in ogni passo, lì dove noi ci stiamo dirigendo lui ci attende. Ci mette nel cuore il desiderio di cercarlo, riavvia continuamente il motore spento della nostra vita ridandole, speranza, progettualità. Dio, eterno camminatore verso l’uomo, ci anticipa, ci precede e ci attende. Solo lui può rompere i nostri schemi, attraversare le nostre chiusure, dissipare le ombre e farci uscire dalle tenebre. Allora, e solo allora, passeremo dall’incredulità alla contemplazione.   

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