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giovedì, 21 Novembre 2024
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A Cesare la buccia a Dio la sostanza. XXIX Domenica Tempo Ordinario – A 

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IL VANGELO STRABICO

XXIX Domenica Tempo Ordinario – A

(Isaia 45,1.4-6; 1 Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21)

A  cura di Benito Giorgetta

A Cesare la buccia a Dio la sostanza

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»”.

A Cesare le cose, la periferia della persona, l’involucro; a Dio il cuore, il centro, la sostanza. Questa la conclusione di Gesù di fronte alla provocazione capziosa e ingannevole di coloro che gli pongono il quesito. Vogliono intrappolare e imbavagliare Gesù, ma lui non si lascia trascinare nel tranello. Non si presta ad amplificare la loro fame di gloria, di applausi e di consensi da parte della gente dinanzi alla quale apparivano onesti, osservanti e dediti a Dio quando, in effetti, avevano solo il culto di se stessi e, per giunta, erano ipocriti: belli dentro, marci nel cuore.

Introducevano effigi umane, stampate sulle monete, nel luogo sacro del tempio dove era assolutamente proibito, ma insegnavano a fare diversamente. Cattivi maestri che salvavano la facciata ma covavano nel cuore la doppiezza e l’imbroglio. Il denaro era il loro pilota e la bussola del perverso atteggiamento ispirato al guadagno e non al culto. E vogliono sapere da Gesù come ci si deve comportare. Sanno bene a cosa mirano. Con doppiezza e perfidia intendono imbavagliare e far incartare Gesù, ma rimangono vittime del loro stesso metodo. Vengono smascherati e accusati di ipocrisia con l’evidenza di un ragionamento semplice ma efficace: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Le cose si pagano, a Dio si restituisce. Cesare, lo Stato, impongono; Dio dona. E ciò che è dono si riconsegna avendoci messo del nostro. La parabola dei talenti insegna che ciò che si riceve deve essere trasformato, arricchito, utilizzato per poi consegnare a chi è stato l’elargitore. Cominciando dalla vita che, come dice Renato Zero nella canzone “La vita è un dono”, è da “accettare, condividere e restituire”.

Un rapporto sereno ed equilibrato per ogni persona deve essere bidirezionale: Dio e gli altri. La comunità e lo stato. Anche a Gesù, in definitiva, viene chiesto come doveva essere gestito questo equilibrio, come risolvere il problema quando si registra uno scontro o vi sono divergenze. Salomonicamente Gesù risolve indicando che ciascuno deve avere la parte che gli compete. Dare allo stato significa rispettarne le leggi, sottoporsi alle tasse, onorare la propria appartenenza. Restituire a Dio significa ricondurre tutto a lui come principio e fine del proprio agire, come alba e tramonto della propria vita, significa riconoscere il primato assoluto e onorare quell’”immagine e somiglianza” che è impressa nel cuore di ognuno. Il primato è di Dio e nessuno, mai, vi si può sostituire e pretendere di prevalere. L’uomo è “proprietà” di Dio, ogni persona gli appartiene e non può essere mai mortificata a vantaggio di nulla, neppure dalla legittimità di uno stato che rivendica i suoi diritti. “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5,29).

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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