XII Domenica Tempo Ordinario
Rabdomanti dei tesori nascosti nel cuore d’ogni uomo
(Geremia 20,10-13; Romani 5,12-15; Matteo 10,26-33)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»”.
Tante volte si incontrano persone che cadono nella disistima di sé stessi. Esiste una diffusa necessità di autostima. Senza eccessi, con equilibrio, nella giusta dose. Senza cadere nell’auto esaltazione, nell’autofilia, nelle supervalutazioni o, al contrario, deprimersi, non valorizzarsi e accusarsi d’essere sempre e comunque incapaci.
Un fenomeno molto diffuso in ambito giovale è purtroppo il bullismo. Quante vittime miete e quanti “cadaveri” lascia dietro di sè il bullismo. L’esasperazione di un difetto fisico, l’accentuazione di una difficoltà relazionale, la stigmatizzazione di qualche deficienza culturale. Tutti possiamo essere carnefici e vittime se non abbiamo a cuore il rispetto e la dignità umana di ogni persona in particolar modo di coloro che sono portatori di disagi.
Il vangelo odierno, attraverso le parole di Gesù: “Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” stimola tutti. Una iniezione di fiducia. Una flebo di incoraggiamemto. Io valgo. Tu vali. Se questo è vero, ogni incontro è arricchimento, ogni relazione è portatrice di novità. Dovremmo essere collezionisti d’incontri. Madre Teresa di Calcutta affermava: “Prometti a te stesso di parlare di bontà, bellezza, amore a ogni persona che incontri; di far sentire a tutti i tuoi amici che c’è qualcosa di grande in loro; di guardare al lato bello di ogni cosa e di lottare perché il tuo ottimismo diventi realtà“.
Dovremmo essere rabdomanti dei tesori nascosti nel cuore d’ogni uomo. Scopritori delle bellezze depositate, forse dimenticate o sconosciute, che ogni persona possiede. Gesù infonde coraggio, guarise, restituisce dignità, perdona, accoglie, consola. Ogni incontro con lui è risolutorio. Promuove sempre e comunque la dignità della persona. Valorizza ogni respiro, considera ogni sforzo, premia tutte le fatiche, incoraggia ogni fragilità. “… Non spezzerà la canna incrinata, né spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Isaia 42,2-3).
“Diffondi l’amore ovunque tu vada. Non lasciare che nessuno si allontani da te senza essere più felice di prima”. Ecco, secondo il monito di una che se ne intendeva di rapporti, di incontri e di amore da donare, come Madre Teresa di Calcutta, in che modo raccomanda di rendere felici gli altri.
La tenerezza di Dio nei confronti dell’uomo si spinge e arriva fino a consolare, incoraggiare ognuno grarantendo che lui conosce il numero dei capelli che sono sul capo di ciascuno. Per Dio siamo tutti preziosi. Unici. Irripetibili. Portatori di peculiarità. La promozione umana è l’arte più nobile che si possa conoscere ed esercitare. Non bullismo ma promozione, valorizzazione, cooperazione e interazione. L’unione, la fraternità, l’incontro, l’inclusione costruiscono nuove relazioni ed approfondiscono i rapporti.
Ancora una volta Gesù con i suoi insegnamenti non solo deposita nel cuore di chi lo ascolta pace e conforto, ma chiede a tutti coloro che si ricnoscono in lui di fare altrettanto. La buona notizia ricevuta, va diffusa, donata per travasare negli altri ciò che ha bonificato il nostro cuore, beneficando quello altrui.