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“PASSIAMO ALL’ALTRA RIVA” di Benito Giorgetta

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Con la prefazione di papa Francesco, la postfazione di don Luigi Ciotti, il volume cerca di entrare, con discrezione, nel terreno “accidentato” di chi ha praticato la violenza producendo morte e divisioni. Il suo stile di vita era ispirato alla logica mafiosa. In seguito, cambiando mentalità, ha conosciuto la stagione della rinascita, della rifioritura, essendo passato alla riva opposta: la legalità. Una metamorfosi.

Le domande di Benito Giorgetta poste all’ex mafioso, ora collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, offrono ad ognuno, attraverso le risposte sincere e stimolanti, la possibilità di farsi un’idea di cosa significhi vivere in terre, famiglie e contesti nei quali la mafia ha sempre dominato e spadroneggiato.

Il raccontarsi di Luigi apre il cuore alla serenità e alla fiducia che non tutto è perduto quando si sbaglia. Ci si può spogliare da ogni passato. È possibile redimersi. Occorre vivere il presente e progettare il futuro. Si può rinascere dalle proprie ceneri. Le risorse, una volta dedicate al male, possono essere convogliate ad “organizzare il bene”. Solo l’amore salva l’uomo. L’unica battaglia degna d’essere vissuta è quella del rispetto, della dedizione agli altri, dell’inclusione di ciascuno, della valorizzazione di tutti.

 “L’uomo non è il suo errore” (don Oreste Benzi). Non si può pensare che la persona non possa mai uscire dalle nebbie e dalle sabbie mobili del suo passato tenebroso. Non è possibile rimanere sempre prigionieri di sé stessi. La terapia è questa: non dobbiamo incontrare gli errori degli altri, ma gli altri con i loro errori. Scopriremo che tutti sbagliamo ma vorremmo essere valutati non per gli errori, ma per quello che siamo, per le lotte che combattiamo, per la fatica che facciamo, per le ferite che abbiamo disegnate – “tatuate” – nel cuore e sul corpo.

Sfogliando le pagine di questo libro si incontra la storia in esse contenuta. Si incontra e si conosce l’esperienza del cambiamento, del passaggio “all’altra riva”. In ognuno di noi ci sono due sponde, ciascuno sceglie quale abitare, di quale essere protagonista.

Il testo, oltre che documentare queste modulazioni dell’animo umano, intende anche suscitare, accendere una scintilla per fare antimafia, per seminare la cultura della legalità, della non violenza.  Per tutti c’è sempre una possibilità di reviviscenza. Di rinascita.

Anche la fragilità umana può diventare cattedra di vita vissuta, mediante un processo di purificazione e nuova integrazione. Tutti possono, debbono, sognare un futuro diverso, migliore, perché è “vietato calpestare i sogni”.

Queste pagine ci faranno entrare nel mondo complesso dei “collaboranti”. Saranno svelate le inevitabili difficoltà a cui, essi, sono costretti, assieme ai loro familiari. Si comprenderà la valenza del loro contributo collaborativo, ma si conosceranno anche i sacrifici che queste persone compiono, le fatiche che affrontano e le privazioni che debbono sopportare. Questo è il prezzo che pagano, oltre i lutti subiti, per essersi posti dalla parte dello Stato. Ma è proprio vero che sono dei “parassiti” dello Stato? Oppure, perché si sono posti dalla parte della legalità, pagando di persona, sono di aiuto per il contrasto e la lotta alla mafia?

Inevitabilmente, esplorare questi mondi, ci porta a considerare la realtà carceraria e detentiva col suo universo composto da tante sfumature. Il carcere non può essere una “discarica umana”, un affare dello Stato, o un “cimitero di persone vive”. I detenuti non sono “carte scartate” per il gioco dell’egoismo e dell’indifferenza. La riabilitazione, il recupero che debbono passare per le “forche caudine” della detenzione e della restrizione, sono il compito di una società civile e solidale. Ma questo accade realmente?

Tutto questo si potrà trovare nel libro di Benito Giorgetta unitamente a quanto altro nascerà dalla mente e dal cuore di chi leggerà. È un’occasione per passare dalla riva della curiosità a quella del coinvolgimento. Si deve cessare di far “digiunare” gli orecchi e gli occhi. Occorre sentire, vedere e poi parlare. È necessario “cancellare” i 5 punti tatuati sul dorso della mano o quelli “indossati” accanto all’occhio, alla bocca e all’orecchio, per cancellarli e sconfiggere l’omertà.

L’immobilismo dell’apatia, il giudizio affrettato o, peggio, l’esclusione per il rifiuto di chi ha sbagliato, debbono far posto al cambiamento della propria valutazione. Urge apprendere che si deve “condannare il peccato ma amare il peccatore(sant’Agostino Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430).

«Se si sbaglia, non si deve rimanere “sbagliati”»

(Papa Francesco, udienza privata ai ragazzi della casa famiglia “CEC- Iktus Lucia e Bernardo Bertolino”, Santa Marta, 22 ottobre 2021).

Informazioni editoriali

  • Titolo  Passiamo all’altra riva
  • Autore  Benito Giorgetta
  • Data di uscita  2022
  • Editore  Youcanprint
  • Pagine  194
  • ISBN  9791220384407

Immagine in copertina: Fredy Luciani – La speranza nella tempesta.

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La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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