XXXI Domenica del tempo Ordinario -B
Amare Dio e il prossimo: due volti della stessa medaglia
(Deuteronomio 6,2-6; Ebrei 7,23-28; Marco 12,28b-34)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”.
Nel grande ginepraio delle leggi che ogni ebreo conosceva a memoria e si sforzava di mettere in pratica, ci sta che a qualcuno venga il dubbio quali fosse la più importante. La vita sociale, religiosa e civile era regolata da tantissimi precetti. Il Talmud stabilisce che la Torah contiene 613 mitzvot delle quali 248 sono comandamenti positivi, obblighi e 365 sono mitzvot, comandamenti negativi, divieti: i precetti positivi.
Il problema è che Gesù viene avvicinato ed interrogato a riguardo non tanto per la ricerca della verità, della soluzione al dubbio, quanto piuttosto per essere messo alla prova. I suoi nemici cercavano qualche pretesto su cui aggredirlo, accusarlo davanti l’opinione pubblica. Uno scriba gli chiede: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù, per nulla turbato, pur conoscendo il loro disegno ed intendimento risponde ponendo al centro ciò che la grande legge del popolo insegnava: Amare Dio sopra ogni cosa e più di ogni altra cosa. Però aggiunge dell’altroindicandone un secondo comandamento:” Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Ecco due volti della stessa medaglia. Dio e il prossimo. Dio e gli altri. Dio assieme agli altri. Mancando uno dei due elementi la medaglia prende altre sembianze.
Amare Dio significa amare anche coloro che lui ama. E nel cuore di Dio c’è l’uomo, ogni uomo, tutti gli uomini, di ogni tempo, senza distinzioni, senza esclusioni. Questo amore di Dio per l’uomo deve generare lo stesso amore in chi dice di amarlo. L’uno non può fare a meno dell’altro. Il secondo diventa rivelatore del primo e il primo ci dona la forza per passare al secondo.
In entrambi i casi comunque occorre fare una scelta. Uno svuotamento di sé stessi per fare posto a Dio e agli altri. Molte volte i nostri cuori sono dei bazar pieni di ogni mercanzia. Tutto stipato, conservato, accarezzato e custodito credendo che tutto ci serve, tutto ci sazia, ma poi ci accorgiamo che siamo sempre affamati e famelici. Fare posto a Dio per fare posto al prossimo significa ridisegnare la disposizione di quanto conteniamo nel cuore. Mettere ordine, gerarchizzare le posizioni. Certamente Dio dovrebbe avere sempre il primo posto se on altro perché lui ci ha posti al primo posto nel suo pensiero e nella sua azione. In Dio tutto converge verso l’uomo. Dio ha una visione antropocentrica. La logica vorrebbe che la nostra, quella umana fosse una visioneteocentrica: Dio al centro di ogni mio pensiero, di ogni sforzo, di ogni cammino e scelta.
Questo è il segreto della vita cristiana. Saziarci di Dio per donare Dio iniziando dal prossimo che noi dobbiamo amare. Amando il prossimo dichiariamo di amare Dio e amando Dio ci impegniamo ad amare il prossimo. Sono due “amori” inscindibili. Uno la prova dell’altro. Facendo questo non saremo lontani dal regno di Dio, proprio come Gesù ha risposto a colui che lo ha interrogato. Praticando questo faremo di più, saremo fari che illuminano il cammino degli altri, saremo dei segnali indicatori per dare direzione al camino degli incerti, sostegno ai vacillanti, conforto agli smarriti, incoraggiamento agli stanchi e sfiduciati. Anche questo è un gesto d’amore per loro suscitato da Dio. Potenza dell’amore, stupore dell’attenzione al prossimo.