È l’invito al centro della riflessione del Papa all’Angelus, commentando il Vangelo dell’odierna Liturgia. “Dio si è fatto carne e sangue: si è abbassato fino a diventare uomo come noi” afferma Francesco, e ci chiede di cercarlo nella vita e nella relazione con Cristo e con i fratelli. Se non ci mette in crisi, “è perché forse abbiamo annacquato il suo messaggio”
Emanuela Campanile – Città del Vaticano
È la via maestra, seppur difficile, quella che ci ricorda il Papa durante l’Angelus di questa domenica di agosto, commentando il Vangelo della Liturgia odierna. “Dio non si fa trovare in sogni di grandezza”, afferma Francesco, né tantomeno “fuori dalla vita e dalla storia”. È infatti questa la logica di Dio:
Gesù afferma che il vero pane della salvezza, che trasmette la vita eterna, è la sua stessa carne; che per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui. Questo significa che non bisogna inseguire Dio in sogni e immagini di grandezza e di potenza, ma bisogna riconoscerlo nell’umanità di Gesù e, di conseguenza, in quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sulla strada della vita.
Lo scandalo dell’incarnazione
Ecco perchè le parole di Gesù creano oggi, come all’epoca, grande scandalo. Dio che decide di incarnarsi e di salvarci attraverso “la debolezza della carne umana, spiega il Papa, rappresenta spesso anche per noi, un ostacolo”:
Anche oggi la rivelazione di Dio nell’umanità di Gesù può suscitare scandalo e non è facile da accettare. È quello che San Paolo chiama la “stoltezza” del Vangelo di fronte a chi cerca i miracoli o la sapienza mondana. E questa “scandalosità” è ben rappresentata dal sacramento dell’Eucaristia.
Perchè inginocchiarsi davanti ad un pezzo di pane?
E dall’Eucaristia guardata con gli occhi del mondo nasce una domanda che sembra sacrilega:
Perché mai nutrirsi assiduamente di questo pane? Di fronte al gesto prodigioso di Gesù che con cinque pani e due pesci sfama migliaia di persone, tutti lo acclamano e vogliono portarlo in trionfo. Ma quando Lui stesso spiega che quel gesto è segno del suo sacrificio, cioè del dono della sua vita, della sua carne e del suo sangue, e che chi vuole seguirlo deve assimilare Lui, la sua umanità donata per Dio e per gli altri, allora questo Gesù non piace.
Lasciamoci mettere in crisi
Con lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, il Papa conclude invitando tutti a non meravigliarsi “se Gesù Cristo ci mette in crisi”:
Anzi, preoccupiamoci se non ci mette in crisi, perché forse abbiamo annacquato il suo messaggio! E chiediamo la grazia di lasciarci provocare e convertire dalle sue “parole di vita eterna”.
Il saluto ai giovani
Al termine della preghiera mariana, il saluto ai fedeli presenti in piazza provenienti da tanti Paesi e da diverse regioni d’Italia. Numerosi anche i gruppi di giovani ai quali il Papa ha rivolto il suo incoraggiamento a camminare lungo la via del Vangelo.