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Otto anni con Francesco: la gioia del Vangelo per tutto il mondo

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Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio viene eletto al Soglio di Pietro, primo Papa gesuita e americano e il primo col nome di Francesco. Questi otto anni di Pontificato sono stati caratterizzati da iniziative e riforme per coinvolgere tutti i cristiani in un nuovo slancio missionario con l’obiettivo di portare l’amore di Gesù a tutta l’umanità

Isabella Piro – Città del Vaticano

“E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo (…) Vi chiedo un favore: che voi preghiate il Signore perché mi benedica”: sono le 20.22 del 13 marzo 2013 quando Papa Francesco pronuncia queste parole dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. È appena stato eletto 265.mo Successore di Pietro e il suo primo saluto alla folla in Piazza San Pietro racchiude già l’essenza del suo Pontificato: un cammino di Vescovo e popolo insieme, in cui è il primo a chiedere la preghiera al secondo. La prospettiva di Bergoglio parte dal basso, dall’attenzione rivolta a quelle “periferie” esistenziali e geografiche che fanno da contrappunto al suo essere e agire. Facendo riferimento in modo radicale ed esplicito al Vangelo, Papa Francesco imprime alla Chiesa una trasformazione missionaria per far sì che l’annuncio della Buona Novella possa raggiungere davvero tutti. Una Chiesa “in uscita”, con “le porte aperte”, che sia “ospedale da campo” e non tema la “rivoluzione della tenerezza” né “il miracolo della gentilezza” è quella desiderata da Bergoglio che avvia costantemente “processi” di riforma e di rinnovamento in un’ottica di prossimità e sinodalità con il popolo di Dio. Essere “pastori con l’odore delle pecore” è il suo invito ripetuto tante volte ai membri del clero, a ribadire che la Chiesa deve “coinvolgersi” per accompagnare l’umanità in tutti i suoi sviluppi. D’altronde, Jorge Mario Bergoglio si è spesso definito “un prete callejero”, un sacerdote di strada, disposto a camminare in mezzo al suo gregge, sempre attento a rialzare chi non ce la fa e a rassicurarlo, infondendogli speranza.

Le novità e il testo programmatico “Evangelii gaudium”

Primo Papa con il nome di “Francesco”, ispirato al Poverello di Assisi, primo gesuita e primo originario dell’America Latina, ma anche primo Pontefice dei tempi moderni eletto in seguito alla rinuncia del suo predecessore, Bergoglio inizia il suo Pontificato all’insegna della novità: in ambito pastorale, la più rilevante è la Messa quotidiana presieduta a Casa Santa Marta, dove egli decide – altro fatto nuovo – di risiedere, piuttosto che nel Palazzo Apostolico. In quelle omelie brevi, pronunciate rigorosamente a braccio con lo stile di un parroco, il Papa instaura un dialogo diretto con i fedeli, esortandoli al confronto immediato con la Parola di Dio, Parola di vita che entra nella quotidianità di ciascuno. Lo stile semplice ed essenziale di Bergoglio si rivela anche nella tradizione, inaugurata già il 14 marzo, giorno successivo all’elezione, di recarsi in visita privata alla Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare dinanzi all’icona mariana della Salus populi romani. Un atto di devozione che il Papa compie innumerevoli volte in otto anni di Pontificato, soprattutto prima e dopo ogni viaggio apostolico internazionale. Oltre che dalle novità, il 2013 è segnato anche dalla pubblicazione, a novembre, dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, vero e proprio ‘manifesto programmatico’ del nuovo Pontificato, in cui Francesco chiama a una nuova evangelizzazione caratterizzata dalla gioia, nonché alla riforma delle strutture ecclesiali ed alla conversione del papato, affinché siano più missionari e vicini al significato voluto da Gesù. Per questo, sempre nel 2013, il Papa istituisce un “Consiglio di Cardinali” che ha il compito di aiutarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana, firmata nel 1988 da Papa Wojtyła.

La famiglia e la canonizzazione di tre Papi

La famiglia è, invece, il focus pastorale del 2014 di Papa Francesco che a essa dedica un Sinodo straordinario, il terzo della storia. Per il Pontefice, la società contemporanea, in cui prevale l’individualismo, attacca duramente la famiglia mettendo a rischio i diritti dei bambini e dei genitori, in particolare nell’ambito dell’educazione morale e religiosa. Il tema della famiglia verrà ribadito anche nel Sinodo ordinario del 2015, per poi trovare il suo apice nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, diffusa l’8 aprile 2016, nella quale Francesco sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna, ma guarda anche, con realismo, alle fragilità che vivono alcune persone, come i divorziati risposati, incoraggiando i pastori al discernimento. Centrale, nel 2014, è anche la canonizzazione di due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – ai quali si aggiungerà, nel 2018, Paolo VI – avvenuta il 27 aprile in una Piazza San Pietro gremita da oltre 500 mila persone, incluso il Papa emerito Benedetto XVI. Francesco definisce i predecessori Roncalli e Wojtyła “due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo”, il volto della bontà e della misericordia di Dio. Dal punto di vista delle riforme, nel 2014 è significativa l’istituzione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, il cui scopo – specificato nello Statuto del 2015 – è quello di proporre iniziative al Pontefice “al fine di promuovere la responsabilità delle Chiese particolari nella protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili”. “La protezione dei minori è di prioritaria importanza”, ribadisce lo Statuto dell’organismo.

La cultura dell’incontro

Sul fronte diplomatico, invece, il 2014 di Papa Francesco è connotato da due iniziative di grande rilievo: la prima è la “Invocazione per la pace” in Terra Santa, tenuta l’8 giugno nei Giardini Vaticani assieme ai presidenti di Israele, Shimon Peres, e di Palestina, Mahmoud Abbas. “Per fare la pace – dice il Pontefice – ci vuole coraggio. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”. La seconda iniziativa è, invece, l’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba. Sono passate da poco le 18.00 del 17 dicembre quando, in un comunicato, la Segreteria di Stato rende noto al mondo l’impegno di Francesco per questo obiettivo, un impegno portato avanti “nel corso dei mesi”, attraverso missive che il Pontefice ha inviato ai due Capi di Stato, Barack Obama e Raúl Castro, “per invitarli a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti”. I due atti diplomatici del 2014 mettono in pratica un altro aspetto caratterizzante del Pontificato di Francesco: il “costruire ponti”, il praticare la “cultura dell’incontro” nei confronti del prossimo, senza pregiudizi e discriminazioni, bensì seguendo il principio dell’ascolto e della comprensione reciproca, ma consapevoli della propria identità.

Salvaguardia del Creato e appello alla conversione ecologica

Il 2015 è incentrato sulla salvaguardia del Creato: il 24 maggio, Francesco firma la sua seconda Enciclica, la Laudato si’ sulla cura della casa comune, che arriva dopo la Lumen fidei del 2013, “condivisa” con Benedetto XVI che l’aveva quasi completata prima della rinuncia. L’asse cartesiano del documento, un’enciclica sociale e non verde, dice Bergoglio, è l’ecologia integrale, quella in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili. L’ecologia integrale deve diventare un nuovo paradigma di giustizia, scrive il Papa, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana. A ribadire questo concetto, il Pontefice istituisce la “Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato”, da celebrarsi ogni anno il primo settembre. Si tratta di una ricorrenza a carattere ecumenico poiché, nella stessa data, viene celebrata anche dalla Chiesa Ortodossa per esortare i cristiani a una vera e propria “conversione ecologica”. “Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale”, non “opzionale o secondaria” di una vita virtuosa, ribadisce Francesco.

La riforma della Curia Romana

Sul fronte delle riforme, intanto, il cammino procede: con l’approvazione degli Statuti si delineano maggiormente le competenze della Segreteria per l’Economia e nasce quella per la Comunicazione, mentre si continua a lavorare per la nuova Costituzione apostolica sulla Curia romana, che in seguito avrà come titolo, seppur provvisorio, “Predicate il Vangelo”. Intanto, all’orizzonte esplode il caso “Vatileaks 2” sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede. “Un atto deplorevole”, lo definisce il Papa all’Angelus dell’8 novembre, perché “rubare documenti è un reato”. Poi, la rassicurazione ai fedeli: “Questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi”. In questi primi otto anni di Pontificato, Francesco rafforza il ruolo e la presenza dei laici e delle donne al vertice degli organismi della Curia. Nel 2018 Paolo Ruffini è il primo laico ad essere nominato Prefetto, a guida del Dicastero per la Comunicazione. Nel 2021, suor Nathalie Becquart diventa la prima donna sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi con diritto di voto nelle assemblee sinodali.

Il Giubileo straordinario della Misericordia

La misericordia è, certamente, il fil rouge del 2016: è l’Anno in cui si svolge il Giubileo straordinario indetto da Francesco sul tema “Siate misericordiosi come il Padre”. Un evento che rappresenta la summa del Pontificato: l’attenzione alla misericordia che, dice il Papa, “è il nome di Dio”, tanto da averla indicata anche nel suo motto episcopale, “Miserando atque eligendo”; la premura verso gli ultimi che si concretizza con i “Venerdì della misericordia”, ovvero le visite private che il Pontefice fa in strutture dedicate all’accoglienza dei poveri, dei malati, degli emarginati. E infine la considerazione per le periferie: si tratta, infatti, di un Giubileo “diffuso” che vede la possibilità di aprire una Porta Santa in ogni chiesa del mondo. Francesco stesso, prima ancora di aprire quella della Basilica Vaticana, ne schiude un’altra, fortemente simbolica: quella della Cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, dove si reca in viaggio apostolico nel novembre 2015. In tal modo, la capitale di uno dei Paesi più poveri della terra diventa la capitale “spirituale” del mondo. Numerosi gli eventi giubilari del 2016, tra i quali si ricordano soprattutto le udienze generali del sabato, in aggiunta a quelle tradizionali del mercoledì, e il “Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi” del 2 giugno. Quel giorno, Papa Francesco tiene tre meditazioni in tre Basiliche diverse di Roma e in particolare nella terza esorta i preti ad avere “uno sguardo sacerdotale”, quello che “porta a vedere le persone nell’ottica della misericordia”.

Lo storico incontro con il Patriarca Kirill

Nell’ambito delle riforme, l’agosto 2016 segna un altro passo avanti: l’istituzione di due nuovi Dicasteri, quello per i Laici, la famiglia e la vita e quello per il Servizio dello sviluppo umano integrale, mentre sul fronte ecumenico si registra un avvenimento epocale: il 12 febbraio, in volo per il suo 12.mo viaggio apostolico internazionale con destinazione il Messico, il Pontefice fa scalo a Cuba. E qui incontra il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. Insieme, firmano una dichiarazione comune, in cui si impegnano a rispondere alle sfide del mondo contemporaneo, tra cui porre fine alla persecuzione dei cristiani ed alle guerre; promuovere il dialogo interreligioso; aiutare migranti e rifugiati e tutelare sia la vita, dal concepimento alla morte naturale, sia la famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna. La dichiarazione comune evidenzia, così, un altro tema centrale per Bergoglio, ossia “l’ecumenismo della carità” che porta i cristiani ad operare, fianco a fianco, per edificare un’umanità più fraterna.

Diplomazia della pace e prima Giornata mondiale dei poveri

Anche il 2017 è segnato da un atto rilevante che rientra in quella diplomazia della pace portata avanti da Francesco: il 20 settembre 2017, presso le Nazioni Unite a New York, la Santa Sede è tra i primi Paesi a firmare e ratificare il “Trattato sulla proibizione delle armi nucleari”. A novembre, nel corso di un’udienza in Vaticano, il Pontefice condanna “con fermezza la minaccia” dell’uso e del possesso degli ordigni nucleari, perché “la loro esistenza è funzionale a una logica di paura che non riguarda solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano”. Parole molto chiare che avranno una nuova eco nel novembre 2019, quando il Pontefice si recherà in Giappone e visiterà Hiroshima e Nagasaki, città-simbolo del bombardamento atomico. Sul fronte pastorale, invece, il 2017 è connotato dalla celebrazione della prima “Giornata mondiale dei poveri”: indetta al termine del Giubileo della Misericordia e da celebrarsi nella XXXIII domenica del tempo ordinario, la ricorrenza vuole essere – sottolinea il Papa – un richiamo al fatto che è proprio negli indigenti che “si manifesta la presenza di Gesù”. Per questo, è “dovere evangelico prenderci cura di loro che ci aprono la via al cielo” e sono il nostro “passaporto per il paradiso”.

Il Sinodo sui giovani e l’Accordo con la Cina

Due, invece, i fatti salienti del 2018 di Papa Francesco: a livello pastorale, il Sinodo sui giovani – ma si potrebbe dire anche “dei giovani” per la loro testimonianza concreta e lucida offerta durante i lavori in Aula – rappresenta un momento di profonda riflessione ecclesiale. Ai ragazzi, in particolare, il Pontefice chiede di “ascoltare, farsi prossimi, testimoniare”, perché “la fede è questione di incontro, non di teoria. Nell’incontro, Gesù passa; nell’incontro, palpita il cuore della Chiesa”. Un appello che diverrà ancora più forte nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, firmata dal Papa a Loreto il 25 marzo 2019 e diffusa il 2 aprile dello stesso anno, nell’anniversario della morte di San Giovanni Paolo II, ideatore della “Giornata mondiale della gioventù”. “Voi siete l’adesso di Dio”, scrive nel documento Francesco, chiedendo ai giovani di non tirarsi indietro davanti alle sfide di oggi, inclusa quella digitale, e di dedicare attenzione agli ultimi. Sul fronte diplomatico, nel 2018 risalta l’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, firmato a Pechino il 22 settembre e riguardante la nomina dei vescovi. È lo stesso Francesco a spiegare, in un messaggio ai cattolici cinesi, le ragioni di tale intesa, ovvero promuovere l’annuncio del Vangelo e raggiungere l’unità della comunità cattolica, perché la fede cambia la storia. Nel 2020, poi, l’Accordo verrà rinnovato per due anni.

La lotta alla piaga degli abusi

Ma il 2018 vede anche aprirsi una pagina amarissima per la Chiesa cattolica, ovvero quella degli abusi commessi da alcuni membri del clero: i casi relativi al cardinale George Pell, processato in Australia e poi prosciolto dopo 13 mesi trascorsi ingiustamente in carcere, e all’ex sacerdote cileno Ferdinando Karadima, dimesso poi da Francesco dallo stato clericale, nonché la pubblicazione del così detto “Rapporto Pennsylvania” negli Stati Uniti, evidenziano l’importanza della lotta a tale crimine portata avanti con determinazione dal Pontefice. Francesco incontra vittime, sacerdoti e vescovi e in agosto, al termine del suo Viaggio apostolico in Irlanda, recita un toccante “Atto penitenziale” per chiedere “perdono per le volte in cui, come Chiesa, non abbiamo offerto ai sopravvissuti di qualsiasi tipo di abuso compassione, ricerca di giustizia e di verità, con azioni concrete”. Nello stesso periodo, sale alla ribalta mediatica il così detto “Caso McCarrick” relativo all’ex cardinale responsabile di abusi sessuali su minori e dimesso poi dallo stato clericale nel 2019. Una vicenda alla quale la Santa Sede risponderà con un apposito “Rapporto”, elaborato dalla Segretaria di Stato su mandato del Papa e diffuso il 10 novembre 2020.

Il Vertice sulla protezione dei minori

La lotta agli abusi prosegue nel corso del 2019 con altre tappe fondamentali: dal 21 al 24 febbraio si tiene in Vaticano un incontro sulla protezione dei minori, che denota chiaramente la volontà della Chiesa di assumersi le proprie responsabilità e di compiere, pubblicamente, un atto penitenziale, con verità e trasparenza. Da quell’incontro derivano alcuni documenti basilari: una legge sulla tutela dei minori nello Stato Città del Vaticano, un Motu proprio che ne estende le norme alla Curia Romana e le linee-guida per il Vicariato della Città del Vaticano. Soprattutto, a maggio viene diffuso il Motu proprio Vos estis lux mundi che stabilisce nuove procedure per segnalare molestie e violenze, e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Il documento introduce anche l’obbligo, per chierici e religiosi, di segnalare gli abusi, mentre ogni diocesi dovrà dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. A dicembre, infine, con due Rescritti, il Papa abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali e modifica la norma riguardante il delitto di pedopornografia, facendo ricadere tra i delicta graviora la detenzione e la diffusione di immagini pornografiche che coinvolgano minori fino all’età di 18 anni.

Fratellanza, pace e unità dei cristiani

L’anno 2019, in cui ricorrono i 50 anni di sacerdozio di Francesco, fa da sfondo anche a tre grandi gesti: il primo è la firma del documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune”, siglato dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio. Pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo e Islam, il documento incoraggia il rafforzamento del dialogo interreligioso e promuove il rispetto reciproco, condannando inequivocabilmente il terrorismo e la violenza. Successivamente, nasce un apposito “Alto Comitato per la fratellanza umana”, del quale fa parte anche la Santa Sede, allo scopo di raggiungere gli obiettivi contenuti nella dichiarazione. Il secondo gesto è l’organizzazione, insieme all’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, di un ritiro spirituale in Vaticano per i leader civili ed ecclesiastici del Sud Sudan. L’incontro si svolge il 10 e l’11 aprile e si conclude con un atto dirompente, che spezza ogni regola del protocollo: Francesco si inginocchia e bacia i piedi al presidente della Repubblica del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, e ai vicepresidenti designati presenti. Lo fa per invocare la pace, per “implorare che il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre” nel giovane Paese africano. Il terzo gesto, infine, va nella direzione dell’unità dei cristiani: il 29 giugno Francesco dona alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, presente a Roma per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, alcuni frammenti delle reliquie di San Pietro. È lo stesso Pontefice a spiegare la sua decisione in una Lettera al Patriarca Bartolomeo: è un dono che “vuole essere una conferma del cammino che le nostre Chiese hanno compiuto per avvicinarsi tra di loro. Un cammino a volte impegnativo e difficile, eppure accompagnato da evidenti segni della grazia di Dio”.

Le riforme in ambito economico e finanziario

Nell’ambito delle riforme, ad agosto 2019, con un Chirografo, il Papa rinnova lo Statuto dello Ior, introducendo la figura del revisore esterno per la verifica dei conti, secondo gli standard internazionali. Vengono precisati anche i principi cattolici a fondamento della missione dell’Istituto. Tale decisione viene seguita, alla fine del 2020, dal nuovo Statuto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, che d’ora in avanti si chiamerà Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria (Asif), e dal Motu proprio “Circa alcune competenze in materia economico-finanziaria”, con il quale la gestione di fondi e immobili della Segreteria di Stato, compreso l’Obolo di San Pietro, viene trasferita all’Apsa, mentre viene rafforzato il ruolo di controllo della Segreteria per l’Economia, che avrà funzioni di Segreteria Papale per le materie economiche e finanziarie.

Fratelli tutti nell’anno della pandemia

Nel 2020, anno della pandemia da Covid-19, Papa Francesco resta accanto ai fedeli con la forza costante della preghiera. Nella memoria di tutto il mondo resta impressa la “Statio Orbis” presieduta il 27 marzo dal Pontefice, da solo, davanti ad una Piazza San Pietro deserta e bagnata di pioggia. “Signore – dice Francesco – ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta (…) il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”. Anche la tecnologia aiuta ad accorciare le distanze, necessarie a contenere i contagi: per diverso tempo, nel rispetto delle normative igienico-sanitarie vigenti, le udienze generali e la recita dell’Angelus vengono trasmessi in diretta audio-video, radiotelevisiva e in streaming, così come le Messe mattutine a Casa Santa Marta. Il Papa si fa vicino al popolo di Dio, davvero con cuore di padre, anche attraverso numerosi videomessaggi e, soprattutto, due documenti: a febbraio, la quinta Esortazione apostolica Querida Amazonia, che raccoglie i frutti del Sinodo speciale per la Regione panamazzonica svoltosi in Vaticano nel 2019. Il testo delinea la Chiesa dal volto amazzonico sognata da Francesco, indicando nuovi cammini di evangelizzazione e di tutela sia del Creato che dei poveri. Forte inoltre lo slancio missionario, anche dei laici, che il Papa chiede alle comunità ecclesiali; a ottobre, la terza Enciclica, Fratelli tutti – firmata ad Assisi sulla tomba di san Francesco – che esplicitando ulteriormente i tratti salienti di questo Pontificato, richiama alla fraternità e all’amicizia sociale e dice no alla guerra per costruire un mondo migliore, con l’impegno di tutti.

I viaggi apostolici con lo sguardo alle periferie

L’anno 2020 si chiude con l’annuncio dello storico Viaggio apostolico in Iraq, conclusosi proprio in questi giorni e che ha visto per la prima volta un Successore di Pietro recarsi in quel martoriato Paese, lasciando fin da subito un’impressione di straordinarietà per il valore degli incontri interreligiosi ed ecclesiali in rapporto allo scenario in cui essi si svolgono. Dopo 15 mesi di stop a causa della pandemia, dunque, Francesco riprende a portare la luce e la bellezza del Vangelo al di fuori dell’Italia, nel mondo, volgendo lo sguardo, ancora una volta, alle periferie che, come la terra d’Abramo, necessitano maggiormente di “fraternità e speranza”. D’altronde, il suo primo viaggio da Pontefice, l’8 luglio 2013, ha come destinazione Lampedusa, meta italiana solo in senso geografico: simbolo del Mediterraneo e terra di sbarchi disperati, infatti, l’isola offre al Papa l’occasione per accendere i riflettori globali sul dramma delle migrazioni. “Dov’è tuo fratello?” chiede nella Messa presieduta all’aperto, sotto il sole cocente e su un ambone costruito con il relitto di una barca. “Dov’è tuo fratello?” ripete Francesco e tutti si sentono interpellati a fare il possibile per vincere la “globalizzazione dell’indifferenza” e quella “cultura dello scarto” che dà valore alle persone solo in base alla loro efficienza e produttività. Da quel primo viaggio apostolico, il tema delle migrazioni diventa rilevante per tutto il Pontificato di Bergoglio che spesso ribadisce quanto i migranti siano innanzitutto persone, non solo numeri o questioni sociali. Il Papa non si ferma alle parole, bensì agisce in prima persona. Basti pensare alla decisione presa nell’aprile 2016, di ritorno dalla visita al campo-profughi di Lesvos: sul volo papale, Francesco accoglie 12 rifugiati siriani e li accompagna a Roma, affinché siano assistiti. E non a caso, il tema scelto dal Pontefice per la Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato 2021, la 107.ma, in programma il 26 settembre, è “Verso un ‘noi’ sempre più grande”, a sottolineare il principio dell’accoglienza.

Alcuni dati statistici 

Se quello di Lampedusa è stato il primo di 25 viaggi in Italia compiuti finora da Francesco, quello in Iraq è stato il 33.mo a livello internazionale: escludendo lo stop del 2020, ciò significa quasi cinque viaggi all’anno al di fuori della Penisola italiana. Ma le cifre del Pontificato di Bergoglio parlano anche di oltre 340 udienze generali con 16 cicli di catechesi, più di 450 Angelus e Regina Coeli, quasi 790 omelie a Casa Santa Marta e circa 900 nuovi Santi, inclusi gli 800 martiri di Otranto. Francesco ha tenuto anche 7 Concistori, creando 101 Cardinali (79 elettori e 22 non elettori) e ha indetto diversi Anni speciali, come quelli dedicati alla Vita Consacrata (2015-2016), a San Giuseppe (2020–2021) e alla Famiglia-Amoris Laetitia (2021-2022). Diverse anche le “Giornate” istituite da Francesco: oltre a quelle già citate per il Creato e per i Poveri, si ricordano la Domenica della Parola di Dio e la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che si celebrerà per la prima volta a luglio 2021, in prossimità della ricorrenza dei Santi Gioacchino e Anna, i “nonni” di Gesù.

In cammino per portare a tutti l’amore di Gesù

Ciò che emerge con forza dal Pontificato di Bergoglio è il suo essere sempre in cammino per portare l’amore di Gesù a tutta l’umanità in un processo continuo di rinnovamento e di slancio missionario che parte dall’invito a lasciarsi sorprendere dallo Spirito Santo, che “scombussola” e spinge la Chiesa ad andare avanti: “La gioia del Vangelo – afferma il Papa nella Evangelii gaudium – riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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