La pedagogia del recupero, non l’accusa o la condanna, è quella suggerita da Gesù quando un fratello sbaglia. Così il Papa stamani all’Angelus esorta a pregare per i fratelli e non a andare a raccontare difetti o scivolate. “Il grande chiacchierone è il diavolo” – dice – “che cerca di disunire la Chiesa”
Debora Donnini – Città del Vaticano
Fare della correzione fraterna “una sana abitudine” affinché “nelle nostre comunità” vi siano relazioni fondate sul perdono e sulla “forza invincibile della misericordia di Dio”. Affacciandosi stamani su una Piazza San Pietro scaldata da un bel sole di settembre, all’Angelus Papa Francesco indica questa strada. Il Papa commenta il Vangelo di oggi in cui, in qualche modo, Gesù suggerisce “una pedagogia del recupero” articolata in tre passaggi, perché “Lui sempre cerca di recuperare, di salvare”.
Le chiacchiere chiudono l’unità della Chiesa
Quando un fratello che sbaglia, non ascolta né chi lo ammonisce da solo, né con due o tre testimoni, e alla fine nemmeno la comunità, cioè “la Chiesa”, Gesù dice: “sia per te come il pagano e il pubblicano”. Un’espressione “in apparenza così sprezzante”, nota il Papa, ma che “in realtà invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio” perché “solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme”. “Questo insegnamento di Gesù ci aiuta tanto”, perché quando “noi vediamo uno sbaglio” nei fratelli, “di solito la prima cosa che facciamo è andare a raccontare agli altri”, dice il Papa sottolineando le conseguenze di questo comportamento:
Le chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa. Il grande chiacchierone è il diavolo, che sempre va dicendo le cose brutte degli altri, perché lui è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i fratelli e non fare comunità. Per favore, fratelli e sorelle, facciamo uno sforzo per non chiacchierare. Il chiacchiericcio è una pesta più brutta del Covid! Facciamo uno sforzo: niente chiacchiere.
Cercare di recuperare il fratello e pregare
L’atteggiamento a cui si è invitati è invece “l’amore di Gesù, che ha accolto pubblicani e pagani, scandalizzando i benpensanti dell’epoca”:
Non si tratta perciò di una condanna senza appello, ma del riconoscimento che a volte i nostri tentativi umani possono fallire, e che solo il trovarsi davanti a Dio può mettere il fratello di fronte alla propria coscienza e alla responsabilità dei suoi atti. Se la cosa non va, silenzio e preghiera per il fratello e per la sorella che sbagliano, ma mai chiacchiericcio.
Nella sua riflessione il Papa si sofferma anche sugli atteggiamenti precedenti della correzione fraterna. Di fronte a un fratello che sbaglia, il primo suggerimento è appunto quello di andare da lui con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo, vincendo magari il timore che possa reagire male. Forse all’inizio ci si inquieta ma poi “ringraziamo”, dice Francesco, perché è “un gesto di fratellanza”.
Costruire relazioni fraterne
Se questo intervento fallisce, nonostante le buone intenzioni, l’invito è a non desistere ma a ricorrere all’appoggio di qualche altro fratello o sorella, due o tre testimoni, come prevedeva la legge mosaica in realtà per tutelare la persona da “falsi accusatori”. Quindi, non si tratta di accusare o condannare ma di aiutare perché “questo è l’atteggiamento del recupero che Gesù vuole da noi”. Ma anche l’amore di due o tre fratelli può essere insufficiente e quindi Gesù esorta a dirlo a tutta la comunità. Il forte invito del Papa è quindi a costruire “sempre nuove relazioni fraterne” all’interno della comunità.
I saluti alle donne atlete affette da sclerosi multipla
Dopo la preghiera mariana, in particolare, il Papa saluta “le donne atlete, affette da sclerosi multipla, che hanno percorso la Via Francigena da Siena a Roma, i ragazzi di Santo Stefano Lodigiano, venuti in bicicletta, per un’iniziativa benefica”, sottolineando che “entrambi questi gruppi sono stati coraggiosi” e esortandoli ad andare avanti “con gioia e fiducia”.