XX Domenica Tempo Ordinario
Se vuoi vincere facendo 13, almeno gioca la schedina
(Isaia 56, 1.6-7; Romani 11,13-15.29-32; Matteo 15,21-28)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.”
I miracoli solo ed unicamente Dio li sa fare e li può fare, ma è pur vero che è la fede ad occasionarli ed ottenerli. Un aneddoto alquanto intrigante e scherzoso racconta che un giocatore di schedina, napoletano, spesso invocasse san Gennaro perché lo aiutasse, miracolosamente, a vincere facendo tredici (quando esisteva il gioco della schedina al totocalcio). Siccome non ci riusciva mai ogni giorno, con insistenza, glie lo richiedeva. Un po’ stufo di vederselo davanti ogni giorno per lo stesso motivo, in un’occasione alla reiterata richiesta del napoletano al suo santo, di concedergli di fare tredici alla schedina, dalla statua dinanzi alla quale l’indomito giocatore si recava regolarmente giunge una voce: “Vabbè che vuoi vincere e vabbè che io ti devo aiutare ma tu, almeno gioca la schedina, mica posso fare tutto io”.
I miracoli, sì li compie Dio, ma almeno noi dobbiamo invocarli, cercarli, ottenerli partecipando col nostro impegno per ottenere ciò che chiediamo. La donna cananea ci dà un bel esempio di come poter agire. Dapprima inascoltata e ignorata da Gesù, nonostante il suo gridare per attirare l’attenzione, poi, quando i discepoli la rendono presente, non si scoraggia dinanzi alla sua risposta che sembrerebbe escludente e umiliante, ma ribatte con un supplemento di speranza adeguandosi all’esempio di Gesù. E lui ne ammira il coraggio, ne sottolinea la fede e la premia concedendole ciò per cui lo aveva invocato: ”Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”.
La guarigione della figlia l’effettua Gesù, ma perché lei ha insistito, non si è abbattuta, scoraggiata, non ha abbandonato alla prima difficoltà, ma ha sperato e coraggiosamente ha ribattuto manifestando ferma convinzione nel suo intendimento. Gesù ha interpretato questa scelta come espressione di fede, di fiducia e di attesa confidente, e l’ha premiata. Ecco un esempio per noi per quando chiediamo e non lo sappiamo fare, quando, sbrigativamente, e quasi automaticamente vorremmo che tutto si svolgesse come noi desideriamo e ci abbattiamo e scoraggiamo dinanzi al primo ostacolo che incontriamo. La determinazione e la reiterazione della richiesta denuncia il nostro desiderio, le nostre attese e le nostre speranze. Non un’insistenza lamentevole, ma convinta e pregevole perché innestata nella certezza che Dio tutto può.