‘Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!” ’
(Salmo 121,1)
A te che leggi: bentornato a casa!
Sappi che la tua presenza mi è mancata ed ho vissuto un senso di smarrimento, mi sono sentito mutilato, ogni giorno quando ho celebrato la santa Messa, ma ti assicuro che, anche se non eri presente fisicamente, eri custodito nel mio cuore ed ho pregato con te e per te e per tutta la nostra comunità.
A partire da lunedì 18 maggio 2020, su tutto il territorio nazionale, sarà possibile, finalmente, rientrare nelle chiese e partecipare alle celebrazioni liturgiche. A tutti i fedeli che vorranno, ossequiando le dovute disposizioni, sarà concesso l’accesso nelle aule assembleari per partecipare alla santa Messa o alla celebrazione degli altri sacramenti: battesimi, matrimoni, celebrare funerali, solo le cresime sono, per ora, rimandate.
Tutto questo è previsto dal Protocollo firmato il 7 maggio tra la presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministro degli Interni e dal presidente della conferenza episcopale italiana. Il testo prevede, in modo analitico e dettagliato, quali debbano essere le precauzioni a cui occorre sottostare e agli accorgimenti di distanza e di precauzione da dover adottare. La cosa più importante è che ci dovranno essere ingressi contingentati e non superiori alla capienza massima individuata e indicata dal parroco, sotto la cui responsabilità, in quanto legale rappresentante, ricade tutta l’operazione della ripresa delle celebrazioni con la partecipazione dei fedeli.
Nello specifico: chi rileva una temperatura corporea superiore ai 37 gradi e mezzo è pregato di non recarsi in chiesa. Così come a chi ha avuto contatti con malati di Covid 19 è chiesto di astenersi dal partecipare. Per chi entra avrà a disposizione la possibilità di igienizzare le mani e, aiutati da volontari, potrà prendere posto, indossando la mascherina coprendo bene naso e bocca, nei banchi secondo le indicazioni che saranno visibili con dei bollini o altre indicazioni poste in evidenza sui banchi o sulle sedie. E’ importante, entrando, tenere una distanza da chi precede e chi segue di almeno un metro e mezzo. Una volta entrati e seduti occorre rispettare la distanza di almeno un metro dai vicini più prossimi. E’ chiaro che i nuclei familiari potranno stare seduti vicini ma comunque a distanza di un metro dagli altri. La mascherina deve essere indossata per tutto il tempo della permanenza in chiesa e sarà abbassata solo nel caso ci si debba comunicare. Il sacerdote, o coloro che lo aiuteranno per la distribuzione della comunione, che dovrà essere ricevuta sulla mano, avranno indossato la mascherina e i guanti dopo aver adeguatamente igienizzato le proprie mani. Si continuerà ad astenersi dal donarsi lo scambio della pace. Per recarsi presso l’altare a ricevere la santa Eucaristia si raccomanda di tenere comunque la distanza di un metro e mezzo nel comporre la fila di avvicinamento. Se invece, come taluni sacerdoti faranno, si recheranno loro in mezzo ai banchi, chi dovrà ricevere la comunione rimane in piedi chi no si siederà.
Al termine della celebrazione, attenendosi alle stesse disposizioni di distanziamento per entrare, attraverso le uscite indicate, con ordine, si potrà lasciare il luogo di culto.
Certamente è un momento importante atteso e delicato questo della così detta fase 2 che permetterà la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni rituali. Sembra quasi che sia finito un esilio e ci sono buoni motivi per gioire ed esultare ma questo non deve distrarci dall’osservare quanto prescritto dal Protocollo. Come l’antico popolo dell’alleanza, dopo l’esilio e la deportazione babilonese, ritornò in patria e celebrò, guidato da Esdra e Neemia “la liturgia della parola”, con sommo gaudio ed esultanza, così tutti i cristiani credenti e praticanti potranno condividere la gioia della mensa eucaristica e della Parola di Dio.
E’ bello sottolineare che, provvidenzialmente, non casualmente, per chi crede nelle “Dio coincidenze”, il giorno 18 maggio, riapertura delle chiese, cade nella ricorrenza del centenario della nascita di san Giovanni Paolo II che, come molti sanno, fin dall’inizio del suo pontificato gridò in piazza san Pietro: “aprite, anzi spalancate le porte del vostro cuore a Cristo, salvatore del mondo”.
Ecco, occorre, oltre che aprire le porte materiali delle chiese, anche e soprattutto quelle del cuore della vera Chiesa che sono i battezzati: pietre vive e scelte per l’edificazione della Chiesa spirituale. Questo tempo di forzato esilio ci ha portati a desiderare molto e intensamente di poter celebrare comunitariamente, ora occorre testimoniare con attenzione e premura rispettando le regole comportamentali per non pregiudicare i sacrifici fatti fin ora e soprattutto per un futuro maggiormente partecipativo in sicurezza e serenità.
Non dimentichiamoci mai degli anziani, degli ammalati, dei poveri, degli emarginati, degli impediti a venire in chiesa. Prendiamoci cura e premura di ognuno di loro. Servirli, manifestare loro vicinanza e soccorso anche questo significa celebrare l’Eucaristia, non facciamo prevalere i riti liturgici rispetto a quelli umani del soccorso, dell’ascolto, della dedizione, vivere questo con amore fraterno comunque è celebrare la santa messa. La casa di un anziano solo da visitare, il letto di un malato da soccorrere, l’aiuto all’escluso e all’emarginato, anche questi sono altari eucaristici. Non dimentichiamolo. A nulla servirebbe far prevalere il rito all’amore fraterno. La presenza in chiesa e l’assenza da coloro che la chiesa non la possono abitare. Per loro continua l’esilio, per loro è sempre tempo di coranavirus e questo non va bene, saremmo gioiosamente egoisti, e inutilmente cristiani, anche se praticanti. Dobbiamo essere cristiani credenti e praticanti ma, soprattutto, credenti e credibili.
A te, a ciascuno di voi, un fraterno abbraccio di bentornato.
Tuo, perché servo del Signore
don Benito