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giovedì, 21 Novembre 2024
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Lettera al #coronavirus di don Benito Giorgetta

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Caro Coronavirus……

non tanto credo davvero che sei caro ma, solo per essere in assonanza con tutti quelli che scrivono una lettera e, in genere, per abitudine, iniziamo così.
Sei entrato nella società con prepotenza e senza invito, sgradito e non atteso ospite. Mi permetto di dirti, con tutta franchezza, che sei troppo invadente, inopportuno, intollerato e, soprattutto, sei un ladro. Si, perché ci rubi la salute. Ce la rubi subdolamente, utilizzando le relazioni sociali, la vicinanza, il contatto, una stratta di mano, un abbraccio che dell’uomo sono i caratteri che lo connotano e lo rendono particolare, unico. La leggenda ci narra che il cavallo di Troia fu per i greci il mezzo con il quale entrarono in città per saccheggiarla e distruggerla, così tu, attraverso un abbraccio, una stretta di mano, una passeggiata, un momento conviviale ti insinui, silenziosamente, nel corpo di chi diventa la tua preda. Lì fai il tuo nido e inizi a propagarti distruggendo e togliendo il respiro e, creando affanno, ci assicuri una bara e, in questo periodo non c’è neppure la consolazione di celebrare un funerale. Vedi come sei potente?
Ma sei e rimani un killer! Sei e rimani un ladro!
Sai è meglio parlare chiaro e dirtelo in faccia piuttosto che mandartelo a dire. Lo so questo non ci immunizza da te, ma almeno ti “sputiamo” in faccia la verità senza la mascherina in modo che stavolta ti infetti tu. Ci stai derubando di tutto. La salute, le relazioni, la serenità, la laboriosità, la pace, l’economia, e in tanti casi, molti, purtroppo, finanche la vita. Insomma sei un disgraziato. Approfitti che non puoi essere combattuto con nessun farmaco ma solo costringendoci ad isolarci a rinchiuderci. Quasi ci fai sentire dei vigliacchi che ti debbono sfuggire e non contrastare. Ma abbiamo capito che, per ora, questa è l’unica medicina per depotenziarti e sconfiggerti.

C’è un altro aspetto che ti rende vigliacco: te la prendi proprio con gli anziani, la parte più debole ma più nobile della società. Loro vanno aiutati per la fragilità che li connota, ma vanno ascoltati e rispettati per la saggezza di cui sono portatori. Un proverbio svedese recita:” Il pomeriggio sa più cose che il mattino”.
Tu con gli anziani hai gioco più facile perché sono già minati e precari nel loro stato di salute e te ne approfitti. Con loro, in un certo senso non c’è partita perché non ci sono regole, solo la tua prepotenza e la tua sete di invadere, possedere, sopprimere. Ma questi sono verbi di chi vuole dominare con la forza e la violenza. Ma prima o poi, e la storia ce lo insegna, chi ha usato queste armi con queste stesse ha trovato la sua fine.
Tutto il mondo ormai ti sta dichiarando guerra per sconfiggerti. Sarà dura, costa molto, ma ce la faremo. Anche perché la tua prepotenza ha degli effetti collaterali che saranno la tua distruzione. Tu arrivi, ti imponi, semini morte, annunci catastrofi, gioisci della pandemia, ma sappi che tanti si stanno mobilitando e stanno scoprendo la gioia di dare, di dedicarsi, di porsi al servizio. Hai dato lo “start” per una maratona solidale. Vedi quanti medici, operatori del mondo sanitario lavorano con senso di abnegazione e dedizione totale, quanti si offrono volontari per distribuire cibo e medicinali. Un altro effetto collaterale che dichiarerà la tua morte è la forzata “reunion” familiare alla quale ci stai costringendo. Lo stare a casa ci fa riscoprire il focolare domestico, luogo primario di relazioni, stai suscitando e ingegnando la mente di tanti che, utilizzando i media, si inventano nuove forme comunicative e partecipative. I bambini si divertono a sbeffeggiarti infondendo speranza negli adulti e nei loro coetanei dicendo con variopinti arcobaleni “#Andrà tutto bene”. Molti si stanno affacciando dai balconi per cantare, suonare l’inno nazionale e ritrovare un senso di amore patrio e solidarietà civile. Il giorno di san Giuseppe, il 19 marzo alle ore 21,00 su iniziativa della Cei reciteremo tutti insieme il rosario esponendo un drappo bianco dai balconi e accendendo una candela dietro le nostre finestre perché la distanza fisica non allontana la partecipazione del cuore.
Sei riuscito in una impresa storica: hai fatto chiudere le chiese, hai permesso di sottrarre il popolo, i fedeli alle celebrazioni liturgiche assembleari, ma come dice la Parola: “non temete quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima” (Matteo 10,28). Si può mettere a morte un corpo e tu lo stai facendo, ma lo spirito è libero, quello non lo puoi neppure scalfire. E’ vero, noi sacerdoti siamo costretti a celebrare senza il nostri fedeli, ma sappi che loro sono depositati e intatti nel nostro cuore. Costretti e ristretti senza di loro, ma per scelta: con loro e per loro.
Tu ci hai seppelliti in casa impedendoci di incontrarci come comunità celebrante ma ci hai sollecitati e stimolati ad animare le nostre comunità domestiche. Stai mettendo in ginocchio il mondo ma noi ci inginocchieremo solo davanti a chi la vita la ama perché l’ha creata, la ama perché l’ha redenta, la ama perché la protegge. Tu invece ce la rubi soltanto. Ci hai seppelliti in casa ma non sai che il seme quando viene seppellito germina, nasce a vita nuova, si sviluppa e produce un frutto moltiplicato?

Sono convinto che se tu avessi saputo di tutti questi effetti collaterali forse non ti saresti scomodato, non ti saresti neppure messo in viaggio e, allora, visto che sei perdente, vedi di andartene e di non voltarti indietro e non permetterti di ritornare altrimenti saresti proprio uno squallido stupido….
Sappi che noi, per ora restiAMO a casa, e questo ci toglie il respiro, ci mozza il fiato ma ci procura nuove boccate d’ossigeno, nuove relazioni, nuove e inesplorate intensità e sinergie e non come te che ci togli il respiro per rubarci la vita. Sappi che “se il Signore è con noi chi sarà contro di noi?” (Romani 8,31); “In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso…. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa” (Salmo 30, 2-6).
E allora “Più distanti oggi per abbracci più forti domani”.
Coraggio fratelli, mettiamo in pratica le raccomandazioni precauzionali che ci hanno dato e di sicuro torneremo a vivere. Dopo la notte non può che sorgere un’alba nuova. E ricordiamoci…. nel buio, non malediciamo l’oscurità, ma accendiamo il nostro fiammifero. Buona domenica……..

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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