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lunedì, 18 Novembre 2024
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La rivoluzione copernicana del vangelo

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IV Domenica Tempo Ordinario

(Sofonia 2,3;3,12-13; 1 Corinzi 1,26-31; Matteo 5,1-12a)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»”. 

Il corpo umano, come si sa, è composto da miliardi di cellule, da vari parti anatomiche che a loro volta si suddividono e vengono individuati in organi interni ed esterni tutti perfettamente integrati e funzionanti. A tal proposito è sempre valida la leggenda di Menenio Agrippa che riuscì a convincere i suoi oppositori con un celebre discorso in cui ricordava come il corpo umano funziona  alla perfezione quando tutte le sue parti sono correttamente integrate. “Il corpo umano è il magazzino delle invenzioni, l’ufficio dei brevetti, dove ci sono i modelli da cui è preso ogni suggerimento. Tutti gli attrezzi e i motori della terra sono soltanto estensioni delle membra e dei sensi dell’uomo” (Ralph Waldo Emerson).

Anche il vangelo, paragonandolo al corpo umano, ha un cuore. Le beatitudini, che fanno parte del grande discorso detto della montagna, sono il centro e il cuore del vangelo. La carta costituzionale del credente e del seguace di Cristo è da individuarsi proprio in questo insegnamento basilare, radicale, innovativo e vocazionale. Gesù, uscendo dagli schemi convenzionali, traccia una strada nuova, inedita e difficile. E’ radicale, profetico, e, per certi versi, anche rivoluzionario. Sembrerebbe un mondo fiabesco, inventato, quello in cui ci vuole introdurre Gesù. Tutt’altro: è radicalmente controcorrente e profondamente ricco di un’intuizione che si potrebbe definire copernicana.

Uno stile nuovo, una mentalità diversa dal solito, una prospettiva che apparentemente sembra essere perdente ma in essa contiene quella sfida che, aprendo nuovi percorsi, offre gusti inesplorati e altezze insperate. Il discorso della montagna viene a far capire che il male perde quando vince e il bene vince quando perde. Essere misericordiosi, pacifici, miti, arrendevoli, giusti, aspirare alla pace, vivere la povertà come stile, piangere, essere perseguitati, avere fame e sete di giustizia. Accettare la persecuzione, l’insulto, la menzogna calunniosa e perversa, sopportare il male “per causa mia” apparentemente sembra una perdita ma coloro che vivono questo stile, assumono questa mentalità appartengono ai vincitori, ai profeti, ai martiri, ai maestri. Per tutti costoro è riservata quella gioia e quella consolazione che solo Dio può donare e quel premio che è la vera salvezza e consolazione: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”

Le beatitudini disegnano la precarietà umana ma indicano la stabilità e la definitività del regno. Pongono dei confini comportamentali ma aprono un orizzonte infinito che fa approdare a Dio. Chi le pratica diventa lievito che, pur se seppellito dalla massa, la muove e la trasforma. Il mondo ha bisogno di una nuova geografia, di nuovi profeti, di nuovi annunciatori e testimoni, di nuovi progetti. Ha bisogno che il cuore torni a pulsare senza tachicardie, aritmie o cardiopatie; senza dilatazioni o stenosi; senza ipertrofie, infarti o arteriosclerosi.

Il cuore del vangelo: le beatitudini, debbono godere di ottima salute spirituale se si vuole essere veri discepoli di un maestro che ha fatto trafiggere il suo cuore per donare la vita e la salvezza. Come sempre il cristianesimo è una sfida e una proposta.

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