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giovedì, 21 Novembre 2024
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La pecora smarrita non sanguina ma Cristo sì, per noi

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II Domenica del Tempo Ordinario

(Isaia 49, 3.5-6; 1 Corinzi 1, 1-3; Giovanni 1,29-34)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 

Se Dio avesse voluto rubare la vita all’uomo, non lo avrebbe neppure creato. Avendolo fatto a “sua immagine e somiglianza”, con cura amorevole e artigianale, come narra il libro delle origini, il libro della Genesi, dimostra tutto il suo amore e la sua cura paterna. L’uomo entra in relazione con Dio in un modo così unico ed intimo che tra loro intercorre un legame inscindibile. Come un padre e una madre, geneticamente parlando, non si potranno mai più scindere, biologicamente, da chi hanno generato e partorito: il figlio; così Dio non potrà mai più separarsi dall’uomo, sua creatura e suo figlio, soprattutto, dopo il battesimo. E’ il diavolo, etimologicamente, il separatore, che vuole dividere, con arte e con intendimento di insubordinazione, l’uomo da Dio. Questi perché padre abbraccia continuamente l’uomo suo figlio. Anche quando è ferito, anche quando lo abbandona, anche quando si abbrutisce col peccato.

Le parabole evangeliche sulla misericordia sono una cattedra sempre attiva dell’amore che Dio ha per noi. La pecorella smarrita non sanguina ma Cristo sanguina per noi. Il padre vede il figlio da lontano e gli corre incontro. La moneta smarrita e ritrovata è occasione di festa per la donna che spazza la casa. Dio non chiede a noi il sacrificio per lui ma si dona, sacrificandosi, per noi. Chi doveva essere la vittima si salva col suo amore e lui diventa vittima per noi. “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” dice Giovanni il battezzatore indicandolo a chi lo cercava. “Non pretende la tua vita, offre la sua; non spezza nessuno, spezza se stesso; non prende niente, dona tutto”.

Anche noi, perché perdonati, amati, dobbiamo diventare perdonanti e amanti di quell’amore unico e singolare che ci dona Cristo: gratuito, eroico, fino alla fine. Dobbiamo immettere nelle vene della storia il sangue della bontà. Perché beneficati da chi si è immolato per noi, anche noi dobbiamo “immolarci” per il bene dei fratelli. Questa è l’economia del gratuito, dell’amore che si dona, che si riversa nella vita degli altri. Non c’è nessuno che ami di più la vita di chi, per difenderla e preservarla negli altri, la nega a se stesso. In cima a questa graduatoria c’è Cristo agnello immolato. Anche dobbiamo far parte dello stesso gregge. Questi agnelli, inermi, saranno più forti dei peggiori Erode che si possano incontrare. Il male si vince solo col bene, non c’è un mezzo diverso. Questo è l’unico modo per spezzare la catena del male e la spirale della violenza. Pagare di persona. Pagare con la propria vita donata in sacrificio per gli altri. E’ difficile, ma è la sfida e lo scandalo del cristianesimo.

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