(Genesi 3,9-15; 2 Corinti 4,13-5,1; Marco 3,20-35)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, Gesù venne con i suoi discepoli in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E’ fuori di sé».
Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.
In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «E’ posseduto da uno spirito immondo».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre»”.
Nel momento in cui Gesù risponde a chi lo invita a rendersi conto della presenza della madre e dei fratelli, chiedendo chi sono? Non misconosce la loro identità e la sua stretta relazione con essi, ma ne esalta la qualità maggiore e più evidente: la sottomissione e la docilità alla sua volontà. “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.
Tutti coloro che sono capaci di compiere la volontà di Dio sono grembi generatori di Dio stesso. Portatori del suo stesso diennea. Ma chi,, più della madre, è stato mai capace di fare questo? La docilità della Vergine Maria alla parola di Dio è stata così sublime, unica, che lei, da ascoltatrice, ne è diventata madre. In lei si è talmente radicata in profondità la parola ricevuta ed accolta che si è trasformata in carne. Opera di Dio certamente e non della creatura ma di sicuro frutto anche della sua docilità collaborativa.
Occorre farsi fare da Dio. Come l’argilla che, docilmente, si lascia trasformare dalla mani del sapiente vasaio che la trasforma in materia informe e volgare in opera d’arte ammirata e ambita, così ogni cuore umano dinanzi a Dio dovrebbe lasciarsi modellare, trasformare dalla sua parola, dalla sua volontà. Dio come ha rispettato la Vergine Maria, nella sua flebile ma presente esitazione, il vangelo dice che dopo l’annuncio dell’angelo ella “si turbò e si domandava che senso avesse un tale saluto”, così rispetterà anche i nostri tempi, le nostre attese, le nostre perplessità e incertezze. Ma tutto questo per rendere fecondo il grembo del cuore che accoglie e favorire in noi la nascita di Dio. Quasi Dio chiede a noi d’essere adottato, vuole diventare nostro figlio aiutandoci a compiere la sua volontà per essergli madre, padre, fratello, sorella.
Un invito insolito, certo, ma possibile, fattivo. A Dio nulla è impossibile a meno che non glielo vietiamo noi, sottraendoci alla sua volontà. Ma non ci conviene. Essa, per noi, è come un perfetto navigatore, ci permette di camminare nel sicuro, in compagnia, forse in salita, per strade inesplorate, ma con una guida speciale dall’esito favorevole e sicuro.