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lunedì, 18 Novembre 2024
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Dove c’è Dio nasce e fiorisce la guarigione. V Domenica Tempo Ordinario – B

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IL VANGELO STRABICO

V Domenica Tempo Ordinario – B

(Giobbe 7,1-4.6-7; 1 Corinzi 9,16-19.22-23; Marco 1,29-39)

A  cura di Benito Giorgetta

Dove c’è Dio nasce e fiorisce la guarigione

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni”.

Dov’è Dio, davvero, c’è vita. Rifiorisce la speranza, si radica la certezza del suo amore. Con Dio la vita rinasce, si rinnova, s’inizia un nuovo percorso perché con lui c’è risurrezione. La conversione stessa, alla quale siamo chiamati per poter essere depositari del suo vangelo, chiede e offre rinnovamento, rivalutazione, rinascita. Con Dio non ci si stanca mai, non si è annoiati, stantii e rinchiusi in se stessi. Ci chiama continuamente al rinnovamento, all’investimento delle risorse per il bene comune e l’accoglienza del prossimo. Anche quando prevale la debolezza, l’incapacità, la sofferenza; anche quando siamo abitati, perfino posseduti, più dalla sfiducia che dal desiderio di continuare, anche allora, lui, interviene a sanarci, a riabilitarci a rimetterci in cammino. Con Dio il motore della vita non si spegne mai. Quando le vele della speranza sembrano ammainate lui soffia quel vento necessario che ci fa riprendere la navigazione accompagnandoci fino alla sicurezza dell’attracco.

Il vangelo di oggi ne è una prova. Gesù guarisce la suocera di Pietro liberandola dalla febbre. Sembra che, alla sera, apra una sorta di poliambulatorio: “Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”. Tutti ricevono conforto, aiuto. Nessuno rimane deluso dal contatto che ha con lui. Perfino chi, semplicemente, lo ascolta trova giovamento, fino al punto da seguirlo per saziarsi delle sue parole. “Mano nella mano, uomo e Dio, l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi forte: per me è questa l’icona mite e possente della buona novella” (Ermes Ronchi).

Così Dio agisce con chi gli permette di farsi incontrare, incrociare. La sua presenza nella vita dell’uomo non è fugacemente transitoria ma interessata. Dio si ferma per tenderci la sua mano come l’ha tesa alla suocera di Pietro per rialzarla dalla sua infermità. Lui prende per mano ciascuno di noi, ci solleva, ci accompagna, addirittura, ci porta in spalla, se vede la debolezza del nostro incedere. Ognuno di noi interessa a Dio quanto un figlio. Ogni volta che siamo deboli stanchi, vinti dal peccato, diventiamo punto d’interesse, luogo di convergenza per Dio che ci vuole incontrare per farci risuscitare, per darci quella mano che ci solleva e riaccendere i motori che si sono spenti perché il nostro cammino possa essere spedito, gioioso, rinnovato. Con Dio pur passando per l’inverno è sempre primavera, sempre tempo di fioriture nuove, di cammini inediti, di progetti inesplorati, di vita rinnovata.

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