IL VANGELO STRABICO
III Domenica Tempo Ordinario – B
(Giona 3,1-5.10; 1 Corinzi 7,29-31; Marco 1,14-20)
A cura di Benito Giorgetta
La crescita della chiesa accade per attrazione, non per proselitismo
Ascoltiamo il Vangelo:
“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.
Papa Francesco, riproponendo una riflessione che fu già del suo predecessore Benedetto, nell’esortazione apostolica Evangelii guadium, invita i cristiani a vestire l’abito dell’attrazione, del fascino e non le armi del proselitismo. La capacità generativa della chiesa, nell’accogliere nuovi figli, non può risiedere nella forza, nella persuasione delle idee, nelle strategie d’evangelizzazione, ma semplicemente, ogni battezzato è chiamato a dimostrare, con lo stile della sua vita, la coerenza evangelica e la gioia che da essa sgorga, come da fonte sorgiva. Il cristiano è un chiamato che risponde ad un invito, ad una provocazione, ad un incontro: quello con il Cristo.
I doppia coppia di fratelli: Andrea e Pietro, Giacomo e Giovanni, sono una dimostrazione del potere attrattivo che Gesù esercita nei loro confronti. Lo incontrano, si sentono chiamati, lasciando tutto, lo seguono. Quanti cristiani possono dirsi tali perché hanno letto nelle azioni, nei modi, nei sentimenti e nelle scelte di altri ciò che cercano di testimoniare. Quante volte ci ha interrogati, affascinati o inquietati la gioia che sprizzano alcuni cristiani?
Ma per seguire Cristo occorre lasciare le nostre “reti”. I legami che ci fanno guardare troppo indietro per alimentare nostalgie passate, i ritardi dovuti al pensiero di ciò che si lascia di fronte ad un incerto futuro, le vecchie abitudini in cui abbiamo messo radici, sono le reti da abbandonare. Il peccato, le zavorre che ci ostacolano debbono essere storia passata. Occorre disegnare un futuro colorato rispetto al fosco grigiore da cui spesso siamo avvolti. Cristo ci chiama a sé ma vuole la nostra conversione. Credere in lui, aderire al suo messaggio, alla sua persona, ma cambiando mentalità, direzione. Convertirsi significa mettere la nostra mente e il nostro cuore in quelli di Dio. Non più il nostro egoismo come bussola della vita ma il desiderio e la capacità sperimentata di essere discepoli, seguaci di Cristo.
Andare dietro a lui, come hanno fatto i discepoli, gli apostoli, i santi. Quando si va dietro a qualcuno? Quando si ama! Anche i giovani innamorati sono soliti dire che “vado dietro a quel ragazzo, ragazza” per dire il loro amore. Innamorati di Cristo come i fiori del calore del sole, come chi ama desidera l’abbraccio dell’amato, come l’oscurità desidera la rinascita del nuovo giorno. Con Cristo tutto rinasce, tutto prende una direzione diversa. Si cammina verso la luce e la vita alimentati dalla speranza.
Si diventa così pescatori di uomini. Nella rete delle relazioni cadano coloro che restano attratti, affascinati dalla mia condotta esemplare, da ciò che traspare della gioia che io ho nell’aver incontrato Cristo e che riesco a trasmettere. La tracimazione della gioia deve alluvionare, senza distruggere, coloro che incontriamo. Tutti dobbiamo far parte dell’unico corso d’acqua in cui, come affluenti ci aggiungiamo, riconoscendo che la scaturigine è Cristo stesso.