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giovedì, 7 Novembre 2024
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La forza del dialogo e dell’incontro che redimono. XXIII Domenica del Tempo Ordinario – A

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IL VANGELO STRABICO

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – A
(Ezechiele 33, 1.7-9; Romani 13, 8-10; Matteo 18, 15-20)

A cura di Benito Giorgetta

La forza del dialogo e dell’incontro che redimono

Ascoltiamo il Vangelo:

             In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»”.

                        Tutti possiamo sbagliare e sbagliamo. Non che esista una sorta di diritto all’errore ma, semplicemente, riconosciamo nella nostra natura umana la presenza di una debolezza e fragilità che ci portano all’errore, non voluto, non progettato, ma esperito.

Quando a sbagliare siamo noi stessi cerchiamo le attenuanti che in qualche modo giustificano l’errore o almeno vorremmo comprensione e misericordia per poterci rimettere alla prova e riabilitarci per conseguire migliori risultati. Quando sbaglia un amico, un familiare, una persona cara, altrettanto, esprimiamo un giudizio ci comprensione e tolleranza perché ci sta a cuore il recupero della persona stessa. Ma se a sbagliare è un nemico, una persona a cui non ci teniamo, scatta, inevitabile, la condanna se non addirittura, talvolta, la malcelata soddisfazione di vedere gli altri, gli avversari, in difficoltà.

Per Dio non è così. Quando nell’errore cade uno dei suoi figli, lui condanna il nostro peccato ma vuole la salvezza e la gioia del peccatore. Il vangelo di questa domenica ci propone una sapiente pedagogia di Dio nel caso in cui qualcuno pecca contro di noi. Il dialogo, la sua forza e la gioia dell’incontro, come rimedio all’offesa ricevuta e al rapporto spezzato. Gesù insegna che il dialogo e l’incontro personale con chi ci ha offesi ricuce le ferite e sana le relazioni. Il primato dell’altro, rispetto al diritto di risarcimento che vorremmo, deve prevalere e portarci a fare il fatidico “primo passo”. E’ la scintilla per un fuoco nuovo. E’ la condizione che ci dona agli altri con la mano tesa e non col dito accusatorio. La ricerca dell’altro, il dialogo e il conseguente incontro sono la medicina che salvano. Quando siamo disposti al perdono, alla comprensione che passano anche attraverso la correzione del fratello, bonifichiamo che ha sbagliato e benefichiamo noi stessi. Recuperiamo e non buttiamo via stracciandolo e cestinando un rapporto. “Ciò che ci abilita al dialogo è la fraternità che tentiamo di vivere, non la verità che crediamo di possedere. Il dialogo politico è quello in cui si misurano le forze, ma il dialogo evangelico è quello in cui si misurano le sincerità. Non nell’isolamento del privato, allora, non nell’illusione dei grandi numeri, tutto inizia dalla più piccola comunità: io-tu” (Ermes Ronchi).

            Dobbiamo imparare ad agire come Dio, fare cose da Dio, e il perdono solo lui lo conosce, lo amministra, sempre, e ci insegna a fare lo stesso. Impariamo e pratichiamolo, avremo guadagnato dei fratelli e salveremo noi stessi.

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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