IL VANGELO STRABICO
VI Domenica Tempo Ordinario – A
A cura di Benito Giorgetta
(Siracide 15,16-21; 1 Corinzi 2,6-10; Matteo 5,17-37)
“… Avete inteso… ma io dico”
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Poiché [io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere”; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commettere adulterio”; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, càvalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tàgliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio”; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno»”.
In questa espressione, apparentemente oppositiva, ma semplicemente inclusiva, complementare, Gesù continua il suo insegnamento detto della montagna. Chi lo ascoltava, fino ad allora, aveva sempre avvertito l’imperativo categorico d’essere stretti osservanti delle regole, delle prescrizioni, quasi in modo maniacale. “…Avete inteso… ma io vi dico” di Gesù, non prende le distanze su quanto il pio israelita aveva da sempre osservato, ma dà un’intonazione diversa, un sapore più autentico, un cuore nuovo. Il senso di giustizia di Dio è tarato sul cuore dell’uomo e non sulla pedissequa, quanto necessaria, ma sterile, osservanza della legge. Occorre avere un cuore nuovo, più aperto, più analitico, più premuroso. Il cuore della legge non consiste nella sua osservanza esteriore, sterile e farisaica, ma nel darle più ampio spazio e non fermarla alla sola osservanza ma avendo a cuore la dignità dell’altro, il rispetto dell’altro, l’attenzione minuziosa e premurosa fin nei minimi particolari, minuziosamente.
Ecco perché non basta solo non uccidere, non commettere adulterio, non ripudiare la moglie, non spergiurare, ma metterci cuore in tutto questo significa non offendere il prossimo, non lederlo neppure intenzionalmente, avere l’accortezza di raggiungerlo se alterato con noi. Non guardare una donna per desiderarla e possederla estende il comandamento del non ripudio. Il parlare certo, il parlare con determinazione e convinzione, sopprime la necessità del giuramento. L’attenzione al prossimo ci porta ad avere occhi che vedono, braccia che raggiungono senza possibilità di scandalo e quindi di diventare orbi o monchi. Ecco un modo, nuovo, un modo diverso, più intenso del primo per essere buoni e bravi osservanti delle prescrizioni ponendo la dovuta attenzione alla dignità della persona umana. “… Avete inteso che fu detto… ma io vi dico… ”.