IL VANGELO STRABICO
XIX Domenica Tempo Ordinario – C
(Sapienza 18, 6-9; Ebrei 11, 1-2. 8-19; Luca 12, 32-48)
A cura di Benito Giorgetta
Un innamorato desidera essere desiderato
Ascoltiamo il Vangelo:
“…Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.… Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo»…”
Di Gesù è detto che tornerà, lo ha promesso egli stesso. Ma non sarà un giudice spietato, quasi contento dei nostri errori e compiaciuto per le eventuali, nefaste, conseguenze. Nel giudizio finale lui sarà il nostro avvocato e Dio, che ci giudicherà, ci guarderà con gli occhi di una mamma e ci amerà con il cuore di Padre. Ci userà misericordia.
Ma prima che tutto questo accada, lui, innamorato di ogni uomo, desidera essere desiderato. Ci insegna il modo come vivere per arrivare al momento del confronto, non a mani vuote, delusi e paurosi, ma con mani se non piene almeno sporcate per aver cercato di impegnarle, in modo da avere nel cuore depositato il desiderio di un abbraccio e la speranza di un premio. ”Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.…”. Dio vuole essere il nostro tesoro. Vuole che accumuliamo, investendo in modo sicuro, lì dove la ricchezza non si estingue e non viene aggredita e consumata dalla ruggine. Occorre procurarsi borse che non invecchiano che non “cadono” a picco per svalutazione o recessione. Ciò che il tarlo non può consumare è solo il bene scritto nella vita degli altri travasato nell’esistenza del prossimo. Li si conversa, si amplifica, viene custodito e al momento opportuno apparirà in tutto il suo splendore e in tutta il suo fascino.
L’invito ad essere sempre pronti, non è una minaccia, ma un avvertimento, un’indicazione, una esortazione per non essere impreparati. Dio ci lascia liberi come sono liberi i servi della parabola a cui tutto è dato in custodia sotto la loro responsabilità. Sembra che poi ci lasci soli e giunge la notte, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le incomprensioni. Allora è il tempo della resistenza, della fedeltà, dell’attesa. “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito”.
Essere trovati pronti significa aver accolto i doni averli trafficati, amplificati e donati. Questo è il capolavoro che Dio attende da ciascuno di noi. E lui da padrone diventa servo, servo della nostra felicità a cui lui vuole dare l’ospitalità eterna. Allora vale la pena servirlo perché lui è l’unico che, davvero, si è fatto mio servitore e lo sarà per la vita eterna, dove ci attende, ci accoglie e resterà per sempre con noi.