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Famiglia, è tempo di risposte La giusta domanda che sale dal basso

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Chi ha voluto vedere e ascoltare, ha di nuovo capito. Ha capito che cosa è un popolo che laicamente e responsabilmente va in piazza per far sentire la propria voce e lo fa con pacifica determinazione, con parole chiare eppure rispettose per tutti, anche per chi la pensa diversamente. Il popolo della famiglia – e certamente quella grande parte del popolo della famiglia che il Comitato “Difendiamo i nostri figli” ha mobilitato e raccolto ieri al Circo Massimo di Roma – è proprio così. È civilmente, in modo costitutivo e costruttivo, così.

Questo popolo grande si spende con pazienza e quotidiana dedizione per una idea di civiltà dell’accoglienza, s’impegna per preservare e trasmettere un umanesimo concreto saldamento centrato sulla dignità mai commerciabile della persona che corrisponde in pieno non solo a grandi visioni religiose ma anche ai princìpi posti a cardine della nostra Costituzione repubblicana.

Una concezione positiva che trova nella famiglia – fondata sul matrimonio tra una donna e un uomo e aperta alla vita – la sua base, il suo respiro, la sua forza buona di futuro. Chi ci rappresenta e ci governa (tanto quanto chi – come noi – si assume il compito di dare attenzione e raccontare il Paese reale), ha il diritto/dovere di valutare, decidere e legiferare, ma anche, appunto, il dovere di vedere, di ascoltare e di capire.

Capire e rispettare, con la convinzione e lo stile democratico del popolo della famiglia. Che non si allinea al «pensiero dominante» che tende e intende farsi «unico», e crede e chiede che situazioni diverse – come oggettivamente diverse sono le unioni di un uomo e di una donna e le unioni di persone dello stesso sesso – vengano giustamente regolate in modo diverso.

Un modo distinto è distante, eppure non meno importante (per questo sulle nostre pagine abbiamo tanto ragionato e dialogato, sinora senza veder cambiare davvero il testo del ddl all’esame del Parlamento, dell’opportunità di aprire una “via italiana” alle unioni civili, solidale e non matrimoniale). Perché nessuno ha il diritto di negare niente di fondamentale a nessuno.

Ma nessuno può pretendere diritti sugli altri, tantomeno su un figlio. E il prezzo di certe avventure ideologiche, come purtroppo le cronache di questi anni testimoniano, portano su percorsi e verso pratiche (commercio di gameti, utero in affitto) che inclinano al disumano e strumentalizzano (e traducono in senso mercatista) le stesse battaglie dei movimenti politici del cosiddetto mondo Lgbt.

Dopo le analisi e i consigli di giuristi insigni, le inchieste di giornalisti senza impacci e senza pregiudizi, la presa di coscienza di gran parte del mondo femminista e le gravi preoccupazioni espresse anche da autorità religiose di diversi Paesi e culture – a cominciare, per quanto riguarda i cattolici, da papa Francesco e dai nostri vescovi – un popolo che è più ampio e variegato dello stesso immenso popolo delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali è tornato a farsi sentire “per” la famiglia. È tempo di risposte alla corale domanda che sale “dal basso”. Cioè di serie correzioni di rotta e di scelte coraggiose, davvero eque e lungimiranti.

IN EDICOLA Sul quotidiano avvenire di domenica 31 gennaio pagine speciali sulla manifestazione

Parrocchia San Timoteo
Parrocchia San Timoteohttps://www.santimoteotermoli.it/wp
La Parrocchia di San Timoteo di Termoli fu costituita da Mons. Oddo Bernacchia, con bolla 1/1/1954. La Chiesa di San Timoteo di Termoli è una struttura neogotica con una sola navata, e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Unica nel suo genere vanta il prestigio d'essere una delle prime chiese costruite in cemento armato senza colonne centrali per questo ha meritato d'essere citata anche nei libri di storia dell'arte. Il vescovo Mon. Oddo Bernacchia avendo dato questo titolo alla neo parrocchia lo fece con l'intendo" di rendere omaggio al diletto discepolo di Paolo, San Timoteo il cui venerato corpo tornava alla luce, nella nostra Cattedrale, nel maggio del 1945 per u na fortuita circostanza.... "La chiesa ad una sola navata si dispiega ampia e solenne; con le pareti solcate dda strutture portanti che accennano ad uno stile leggermente gotico, invita ad elevare lo spirito a Dio nello slancio della preghiera (Mons. Biagio D'Agostino, Termoli e la sua Diocesi, 1978, p.179).
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