IL VANGELO STRABICO
Battesimo del Signore – C
A cura di Benito Giorgetta
Isaia 40,1-5.9-11; Tito 2,11-14; 3,4-7; Luca 3,15-16.21-22)
Anche per noi una volta si è squarciato il cielo
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”.
Anche per ciascun uomo che calpesta il suolo di questo mondo, un giorno si è squarciato il cielo, e una voce di compiacenza ha dichiarato che siamo figli di Dio. Si, Dio ha stabilito con ciascuno di noi un rapporto così unico, stabile, particolare, perché ci ha resi suoi figli. Il Battesimo è il giorno della nostra vera nascita, una nascita che non cesserà mai più ed è proiettata nell’eternità.
Nel linguaggio e nelle relazioni umane quando il calore di un affetto diventa maturo è bello e consolante sentirsi dire che si piace a qualcuno, ci si sente considerati, apprezzati, amati. Quando il cielo, come gravido, si è squarciato per consegnare alla nostra vita le parole di Dio: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”, anche per noi c’è stato un sussulto di gioia. Essere il compiacimento di Dio, prima ancora di guadagnarcelo sul campo, è il segno vero di un amore gratuito, genuino, partecipato non perché meritato, ma accolto perché donatoci. L’amore non si guadagna, ma si accoglie. Così che Dio ci ama a prescindere, altrimenti non dovrebbe amarci mai perché cosa dovremmo far per essere meritevoli del suo amore?
Lo sguardo intenso di due che si amano culmina e si condisce sempre con la parola magica: “Ti amo”. Il cielo squarciato ci dona questa certezza che Dio ama ciascuno di noi. Allora quasi sommersi annegati dal suo amore la vita inizia a navigare per mari diversi, a conosce spazi ed orizzonti inesplorati. Sentire sulla pelle l’amore di Dio, nutrire il cuore con la certezza che esso è un amore eterno trasforma il grigiore dell’esistenza in un arcobaleno luminoso e sereno che permette d’essere immersi nella luce di Dio e proiettati verso gli altri che come me condividono la medesima situazione.
Il battesimo ci ha immersi in Dio, ci ha posti nel cuore di Dio ed ha riempito il nostro della sua paternità. Ricchezza unica ed incommensurabile. Col battesimo noi nasciamo in Dio e Dio nasce in noi. Un intreccio di nascite, di inizi, di speranze che poi dovranno essere disegnate e colorate con la ricchezza di un rapporto che si nutrirà col tempo e si ingigantirà con l’esperienza.
La consolazione della paternità di Dio ricevuta nel battesimo è portatrice anche di un altro dono, non meno prezioso e necessario. Se tutti figli dello stesso padre, ne consegue la fraternità come derivazione di dignità e impegno. Ci consola sentirsi in compagnia, arricchiti dalla presenza degli altri ma anche siamo sollecitati a prenderci cura delle ferite, dei disagi, delle difficoltà di un fratello che è in sofferenza. Occorre vincere l’indifferenza e curarla con la solidarietà, la prossimità, Unica medicina per guarire è l’amore reciproco, vicendevole. Nel mare dell’indifferenza globalizzata in cui siamo costretti a navigare, i figli di Dio debbono essere le isole di consolazione e le osterie che si prendono cura degli altri. Chiunque essi siano, anzi, proprio perché figli dello stesso padre, quindi fratelli. Non intervenire sarebbe un’indifferenza fratricida che ci condanna in quanto non possiamo, come Caino, rispondere a chi ci interpella, che non siamo i custodi di nostro fratello. Dio donandoci la sua paternità, attraverso il battesimo, ci rende anche custodi di coloro che, come noi, condividono la medesima condizione filiale. Per tutti si è squarciato il cielo, non solo per noi.